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Un generale di brigata dell'esercito italiano partecipa all'ultima offensiva italo-tedesca in Africa settentrionale nell'estate del 1942. Affronta le responsabilità del comando in prima linea sfruttando tutto il suo patrimonio professionale, ma l'esito negativo dell'ultima battaglia di El Alamein lo trasforma in prigioniero. Privato di ogni autorità, continua a combattere contro le armi della guerra psicologica americana che cercano di costringerlo a smettere di essere quello che è sempre stato: un soldato italiano. L'8 settembre 1943 è posto davanti a scelte impegnative. Rifiuta l'idea che la Patria sia morta. Cerca invece di salvarla nell'unico modo che gli è possibile: continuando a crederci. Riafferma perciò la propria lealtà a un giuramento dal quale nessuno lo aveva sciolto. Entra in urto con superiori e colleghi più inclini ad adattarsi alla nuova realtà e che, una volta rientrato in Italia, gli faranno pagare il conto in modo subdolo.